Biography, reviews, texts
From a communication by Ed Di Guardia
16/12/2009
I must say that every photograph in your recent catalogue I find intriguing. Each mysterious image transports the viewer like a poet’s words inward within one’s self. This is very much like a mirror, yet more like a portal. All the viewer needs to do is enter... I particularly am drawn to “Den Haag-1997”. Like much of your work, it is romantic and nostalgic. The suspended schooner harks back to the age of tall ships – the hanger, holding the photo like an eagle with its mighty talons proudly displaying its catch. Yet it is the modern plastic hanger that betrays the scene. The image reminds us of the men that go to sea and never return, their wives, faithful and waiting. No one to say good bye to, leaving one to wait and hope…. The hanger and the photograph veil the underlying reflection. The inner space bracketed by the window frame is abstract and reminiscent of a dream. The work is mysterious and beautifully composed. These many perspectives remind me of the paintings of Jan Vermeer, the Dutch painter. The use of space in particular.
Ed Di Guardia, Art Consultant, New York
Ho trovato tutte le fotografie del tuo recente catalogo intriganti. Ciascuna misteriosa immagine, come le parole di un poeta, trasporta lo spettatore entro la profondità della propria anima. Quasi come in uno specchio, eppure ancor più come attraverso un portale: lo spettatore ha solo bisogno di entrare...
Sono particolarmente attratto da “Den Haag 1997”. Come molte delle tue immagini, è una fotografia romantica e nostalgica. Sai fare buon uso del bianco e nero. Il veliero sospeso ci ricorda il tempo delle alte navi – il portabiti, afferrando la vecchia foto come un’aquila tra i suoi artigli possenti, mostra orgogliosamente la propria preda. Eppure è proprio questo portabiti moderno, di plastica, a rivelare il significato dell’immagine.
La fotografia ci ricorda gli uomini che vanno in mare per non far mai più ritorno, abbandonando le fedeli donne in attesa. Nessuno a cui dire addio; le mogli rimaste ad attendere e sperare... Il portabiti e la fotografia velano il riflesso sottostante. Lo spazio interno, inquadrato dal telaio della finestra, è astratto e onirico. L’opera è misteriosa e splendidamente composta. Queste svariate prospettive mi ricordano Jan Vermeer, il pittore olandese. In particolare l’uso dello spazio.
Ed Di Guardia, Art Consultant, New York
Ed Di Guardia, Art Consultant, New York
Ho trovato tutte le fotografie del tuo recente catalogo intriganti. Ciascuna misteriosa immagine, come le parole di un poeta, trasporta lo spettatore entro la profondità della propria anima. Quasi come in uno specchio, eppure ancor più come attraverso un portale: lo spettatore ha solo bisogno di entrare...
Sono particolarmente attratto da “Den Haag 1997”. Come molte delle tue immagini, è una fotografia romantica e nostalgica. Sai fare buon uso del bianco e nero. Il veliero sospeso ci ricorda il tempo delle alte navi – il portabiti, afferrando la vecchia foto come un’aquila tra i suoi artigli possenti, mostra orgogliosamente la propria preda. Eppure è proprio questo portabiti moderno, di plastica, a rivelare il significato dell’immagine.
La fotografia ci ricorda gli uomini che vanno in mare per non far mai più ritorno, abbandonando le fedeli donne in attesa. Nessuno a cui dire addio; le mogli rimaste ad attendere e sperare... Il portabiti e la fotografia velano il riflesso sottostante. Lo spazio interno, inquadrato dal telaio della finestra, è astratto e onirico. L’opera è misteriosa e splendidamente composta. Queste svariate prospettive mi ricordano Jan Vermeer, il pittore olandese. In particolare l’uso dello spazio.
Ed Di Guardia, Art Consultant, New York