Biography, reviews, texts
Broken Images, a text by Cesare Bedognè
An introduction to the series by the photographer himself
01/04/2006
Broken Images
Pictures from the abandoned Prasomaso Sanatorium
The Prasomaso Sanatorium, built in an isolated place of the Italian Alps for the treatment of Tubercoloses, was deserted in the ‘60’s and remains completely abandoned. Moulded by ice and rain, absorbed by the vegetation, it gradually acquired an enigmatic form of existence.
When I crossed its corroded thresholds for the first time, as a doorway to the unknown, I immediately recognised my landscape of desolation, stilled in a frozen twilight: the mysterious bareness where the soul, alone, returns to itself.
I returned to my old hospital many times, over the years, and each time I embarked on a journey whose destination was a dilation of perception: the strange moment when interior and exterior, the seer and the sight, seem to dissolve into one another.
Then there may be one shot only, the necessary shot. The photograph is what remains, crystallisation of psychic interior, precipitated into gelatin silver.
Immagini Infrante
Il Sanatorio in rovina di Prasomaso
Il Sanatorio di Prasomaso, costruito in un luogo isolato delle Alpi italiane per la cura della tubercolosi, era già deserto negli anni ’60 e rimane completamente abbandonato. Modellato dalla pioggia e dal ghiaccio, fagocitato dalla vegetazione, l’edificio ha gradualmente assunto una forma enigmatica di esistenza.
Quando ho attraversato le sue soglie corrose, come varchi aperti sull’ignoto, ho subito riconosciuto il mio paesaggio di desolazione, congelato in un silenzioso crepuscolo: la misteriosa nudità dove l’anima, sola, ritorna a sé stessa.
Molte volte sono tornato, nel corso degli anni, al mio vecchio ospedale; e ogni volta m’imbarcavo in un viaggio la cui destinazione era un dilatarsi della percezione - lo strano istante quando interno ed esterno, l’occhio e la cosa guardata, sembrano dissolversi l’uno nell’altra.
Allora l’inquadratura non può essere che una, l’unica, necessaria.
La fotografia è quello che rimane: cristallizzazione d’interiorità psichica, precipitata nella gelatina d’argento.
Pictures from the abandoned Prasomaso Sanatorium
The Prasomaso Sanatorium, built in an isolated place of the Italian Alps for the treatment of Tubercoloses, was deserted in the ‘60’s and remains completely abandoned. Moulded by ice and rain, absorbed by the vegetation, it gradually acquired an enigmatic form of existence.
When I crossed its corroded thresholds for the first time, as a doorway to the unknown, I immediately recognised my landscape of desolation, stilled in a frozen twilight: the mysterious bareness where the soul, alone, returns to itself.
I returned to my old hospital many times, over the years, and each time I embarked on a journey whose destination was a dilation of perception: the strange moment when interior and exterior, the seer and the sight, seem to dissolve into one another.
Then there may be one shot only, the necessary shot. The photograph is what remains, crystallisation of psychic interior, precipitated into gelatin silver.
Immagini Infrante
Il Sanatorio in rovina di Prasomaso
Il Sanatorio di Prasomaso, costruito in un luogo isolato delle Alpi italiane per la cura della tubercolosi, era già deserto negli anni ’60 e rimane completamente abbandonato. Modellato dalla pioggia e dal ghiaccio, fagocitato dalla vegetazione, l’edificio ha gradualmente assunto una forma enigmatica di esistenza.
Quando ho attraversato le sue soglie corrose, come varchi aperti sull’ignoto, ho subito riconosciuto il mio paesaggio di desolazione, congelato in un silenzioso crepuscolo: la misteriosa nudità dove l’anima, sola, ritorna a sé stessa.
Molte volte sono tornato, nel corso degli anni, al mio vecchio ospedale; e ogni volta m’imbarcavo in un viaggio la cui destinazione era un dilatarsi della percezione - lo strano istante quando interno ed esterno, l’occhio e la cosa guardata, sembrano dissolversi l’uno nell’altra.
Allora l’inquadratura non può essere che una, l’unica, necessaria.
La fotografia è quello che rimane: cristallizzazione d’interiorità psichica, precipitata nella gelatina d’argento.